Categorie
spettacoli

Home, I’m darling

“E io verrò ad accoglierti, tu attraverserai la porta e metterai tutte le preoccupazioni in un cassetto insieme al tuo cellulare.
Ti siederai e io ti toglierò le scarpe,
ti darò le tue pantofole e il tuo drink.
Non sarebbe bello?”

Judy e Johnny vivono in una deliziosa villetta anni ’50, completa di tutti i comfort che l’epoca può concedere. Judy volteggia per la casa con le sue splendide gonne a ruota dalle fantasie sgargianti, mentre si occupa delle pulizie e dei fantastici manicaretti che prepara per il suo Johnny. Siamo nei magnifici anni ’50! Ma poi, da un cassetto Judy tira fuori un laptop e così scopriamo che la casa, i vestiti e quella vita perfetta sono una messa in scena. Piano piano la carta da parati si scolla, rivelando la realtà delle cose: 

Judy, manager di successo, ha deciso di abbandonare il competitivo mondo della finanza per diventare una casalinga perfetta anni ’50, trascinando il consapevole Johnny in un gioco che precipita entrambi in un’anacronistica divisione dei ruoli, confinati in un piano di realtà immaginario.

Home, I’m darling ci racconta un insolito rifiuto del mondo contemporaneo, ci riporta all’origine di quella fuga, e alla sua evoluzione, illustrando la forsennata calibratura degli equilibri che regolano il rapporto tra uomo e donna, al ritmo di un jive.

Note di regia

La musica, innanzitutto. L’immagine parte dal suono: Broken-Hearted Melody di Sarah Vaughan, Oh Carol di Neil Sedaka, Tears on My Pillow dei Little Anthony & The Imperials, Blue Suede Shoes di Elvis Presley,  Diana di Paul Anka,  Good Golly, Miss Molly, di Little Richard, Only You dei The Platters, Mr Lonely di Bobby Vinton, All I Have to Do Is Dream dei The Everly Brothers. Quando pensiamo agli anni ’50 questa è la colonna sonora che si diffonde dalle nostre playlist.

I volti. Che volto anno gli anni ’50? Cary Grant, Doris Day, Grace Kelley, James Stewart, James Dean, Marlon Brando, Bette Davis, Jack Lemmon,  Katherine Hepburn, Spencer Tracey, Rock Hudson, Sandra Dee, Lauren Bacall, Jane Russell.

Gli uomini e le donne dei ’50 nell’immaginario comune hanno i volti del cinema hollywoodiano; si aggirano prevalentemente in ambienti glam, dal design curato e le maniglie tirate a lucido. Frigorifero, congelatore, lavastoviglie, televisore, giradischi, radio, casco per i capelli e bigodini, sono presenti in tutte le case, ricche e meno ricche. Sembra non esistere la povertà nei favolosi anni ’50. Ma dietro l’ottimismo, dietro i sorrisi smaglianti, i nastri colorati tra i capelli freschi di shampoo e le automobili ultimo grido, si nasconde la disperazione dei sopravvissuti. Gli anni ’50 sono la reazione alla Seconda Guerra Mondiale, la reazione di un Occidente segnato da una ferita così distruttiva e recente da dover essere rimossa. Si guarda avanti, ci si abbandona alla vita, per scuotere via le sanguinose macerie della Guerra, nella certezza che qualcosa d’incredibile arriverà a cambiare in meglio le vite di tutti. Eppure questi sono anche gli anni in cui si acuisce il conflitto razziale e cresce la paura per l’altro, inteso come straniero o semplicemente diverso, sono gli anni della Guerra Fredda. Sotto la patina della favola o del paradiso domestico, si muove un’inquietudine esistenziale, collera, sfiducia nel futuro. Perché Judy, figlia del XXI secolo, sceglie gli anni ’50 come ambientazione della sua fuga dalla contemporaneità? E perché Johnny la segue in questa messa in scena? Judy, donna in carriera, leader qualificata di un team di manager abbandona il mondo della finanza perché non sopporta la competizione sfrenata, le gerarchie del mondo del lavoro, l’ansia da prestazione, il maschilismo. E sceglie come rifugio un’epoca che ha fatto della casalinga perfetta un codice sociale. C’è un’inquietudine profonda che attraversa il salotto di Home, I’m darling: sotto le vesti di Doris Day, Judy nasconde una donna inquieta che rimanda all’autodistruzione di Blanche DuBois (Un tram che si chiama desiderio). E questa è la grande invenzione di Laura Wade: una storia semplice, di complicità domestica, rappresentata sotto la lente della commedia e della distanza temporale, ci permette di osservare il fenomeno senza sentirci troppo coinvolti e ci racconta l’angoscia che emerge dal divario di genere, tutt’ora irrisolto, nella società di oggi. Home, I’m Darling è un’esplorazione sul tema gender, che riesce a porre domande inattese su ciò che le donne, e gli uomini, desiderano nel XXI secolo, sulla natura dell’equilibrio da instaurare per azzerare il gap tra i sessi, e su come alcuni desideri, quelli più profondi di dialogo e integrazione, potrebbero essere realizzati.
Luchino Giordana e Ester Tatangelo

Altre notizie

L’opera, in UK, è stata co-prodotta dal Theatr Clwyd e dal Natinal Theatre ed ha debuttato il 25 giugno 2018, regia di Tamara Harvey al Theatr Clwyd. L’opera è stata poi trasferita al Duke of York’s Theatre di Londra il 26 gennaio 2019.

Nel 2019, in UK, Home, I’m Darling ha vinto il prestigioso Laurence Olivier Award nella categoria Best New Comedy.

Nel 2019 la Compagnia pupilunari vince, in Italia, con il progetto Home, I’m Darling il Premio di produzione Nuovo Imaie 2019 – sezione Teatro.

In scena

Lo spettacolo ha debuttato in streaming il 30 ottobre 2020 durante la rassegna TREND- Nuove Frontiere della Scena Britannica a cura di Rodolfo di Giammarco al Teatro Belli di Roma.

TREND – Nuove Frontiere della Scena Britannica | Teatro Belli, Roma, Repliche in streaming dal 30 ottobre al 1° novembre
Teatro Tor Bella Monaca, Roma dal 9 al 13 novembre 2021
Teatro Borsi, Prato dal 19 al 21 novembre
Teatro Civico di Alghero, 27 gennaio 2022
BocheTeatro, Nuoro 28 gennaio 2022
Teatro Centrale di Carbonia, 29 gennaio 2022
Teatro Vittoria, Roma, dal 19 al 29 ottobre 2023
Piccolo Bellini, Napoli, dal 21 al 26 novembre 2023


Foto

Il trailer

Rassegna stampa (estratti)